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Immagine del redattoreSimona Di Lucia

Ore di angoscia per il mondo: come si evolverà la situazione tra Ucraina e Russia?


La guerra non è mai una soluzione: memori del passato, dovremmo cercare di costruire un futuro migliore per gli abitanti del pianeta.

La situazione politica, economica e militare tra l’Ucraina e la Russia risulta molto complessa e delicata: il Presidente russo Vladimir Putin si dice molto preoccupato per l’allargamento dell’Unione Europea e della Nato, che tendono a spingersi fin dentro il cuore dell’ex Unione Sovietica: l’Ucraina è uno dei Paesi aspiranti all’inserimento nel Patto Atlantico e nell’Unione Europea.

Con lo sgretolamento dell’URSS, avvenuto tra il 19 gennaio 1990 e il 31 dicembre 1991, si è venuto a modificare lo scenario geopolitico dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, portando alla scomparsa dell'Unione Sovietica, all'indipendenza delle Repubbliche Sovietiche, all’indipendenza delle Repubbliche Baltiche e alla nascita degli Stati post-sovietici.

L’URSS era uno Stato federale che si estendeva all’interno di territori attribuiti da una parte all’Europa orientale e dall’altra all’Asia centro-settentrionale, la cui nascita avvenne in seguito alla rivoluzione bolscevica del 1917 e alla conseguente distruzione dell’Impero russo.

La dissoluzione dell’Unione Sovietica avvenne in seguito ad una serie di avvenimenti epocali:

a) Il programma di riforma dell’economia sovietica, conosciuto come “perestrojka” e basato sull’introduzione di limitate misure di stampo liberista, nonché su un rinnovamento del sistema politico, teso a favorire una più intensa partecipazione popolare alla vita politica del Paese. Questa riforma di carattere economico-politico fu voluta dal Presidente sovietico Michail Gorbačëv.

b) La caduta del “muro di Berlino”, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1989, che segna la fine di un’epoca in cui si fronteggiavano due “blocchi contrapposti”: da una parte i Paesi occidentali, capeggiati dagli Stati Uniti e riuniti all’interno del Patto Atlantico e dall’altra i Paesi dell’est europeo aderenti al Patto di Varsavia, che facevano capo all’Unione Sovietica.

Con la caduta del "muro di Berlino" viene assestato un colpo durissimo al potere militare, politico ed economico dell’URSS, che inizia a dare oggettivi segni di cedimento, sull’onda delle proteste che si estendono anche al suo interno.

c) Il tentato e fallito colpo di Stato dell’agosto del 1991 nei confronti di Michail Gorbačëv, segretario del Partito Comunista, impegnato nella prosecuzione di quelle riforme frutto della sua politica di rinnovamento.

I golpisti Valentin Pavlov (Primo ministro), Boris Pugo (Ministro degli Interni) e Vladimir Krjuckov (Capo del KGB) furono sopraffatti dalle proteste di piazza e dallo schieramento dei militari con colui che capeggiava la rivolta, vale a dire Boris Eltsin, che diviene il Presidente della Nuova Federazione Russa, dal 10 luglio 1991 al 31 dicembre 1999. Questi fermenti rivoluzionari hanno sempre caratterizzato le diverse anime di quello che è stato prima l’ex Impero Russo, poi l’ex Unione Sovietica e successivamente la Federazione Russa e l’avvento a capo di quest’ultima, il 7 maggio 2012, dell’ex militare e membro del KGB, Vladimir Vladimirovič Putin, già Primo ministro della Federazione Russa, dall'8 agosto 1999 al 7 maggio 2000: l'avvento di Putin nella "stanza dei bottoni" del Cremlino ha rappresentato una svolta in senso nazionalista per la Russia.

Nel corso degli anni, le sue mire espansionistiche, in primis, all’interno dell’ex Unione Sovietica, hanno via via provocato dei contrasti sempre più accesi con alcuni leader di altri Stati dell’ex URSS.

Una delle aree territoriali più “calde” dell’ex URSS è rappresentata dal Donbass, che è una zona dell’Ucraina orientale. Nella regione del Donbass si sono susseguiti violenti scontri armati e le città di Donetsk e Lugansk, in mano ai separatisti russi, si sono autoproclamate Repubbliche filo-russe. La guerra civile, in quelle zone del Donbass, va avanti dal 2014: sul territorio ucraino sono presenti formazioni di ultra-destra filo-ucraine, che combattono contro i separatisti del Donbass.

Putin ha iniziato un’offensiva militare, il 24 febbraio 2022, perché ritiene che alcune formazioni neo-naziste abbiano compiuto un genocidio ai danni delle popolazioni di tali aree geografiche; le dichiarazioni del Presidente russo giustificano l’intervento militare nell’ottica di un’operazione tesa a smilitarizzare e a denazificare l’Ucraina, piuttosto che ad occuparla. In Ucraina sono attive diverse formazioni paramilitari e politiche di ultra-destra, formatesi in seguito all’indipendenza dall’Unione Sovietica, nel 1991. Questi gruppi nazionalisti combattono i separatisti russi, nell’est del Paese.

La decisione del Presidente russo Vladimir Putin di ordinare lo stato di massima allerta delle forze di deterrenza russe sarebbe dettata anche da una strategia di contrasto politico-militare nei confronti degli Stati Uniti e, in particolare, dell’amministrazione americana capeggiata dal Presidente Joe Biden. Secondo il leader russo gli USA fabbricherebbero “minacce”: all’interno del territorio ucraino, gli Stati Uniti avrebbero installato dei laboratori virologici, in cui si svilupperebbero delle armi chimiche. In realtà, sul territorio ucraino sono presenti alcuni laboratori per il contenimento di minacce biologiche. La Russia avrebbe, pertanto, accusato gli Stati Uniti di fabbricare armi biologiche a ridosso dei suoi confini. Gli attacchi missilistici russi sembrerebbero essere diretti proprio verso le città ucraine dove sarebbero collocati i biolab statunitensi. Il Presidente russo Putin cercherebbe, in tal modo, le presunte armi biologiche.

Il 24 febbraio del 2022, alle ore 5:00 circa, orario di Mosca, Putin ha annunciato l’inizio delle operazioni speciali per la difesa delle popolazioni del Donbass. Sono stati lanciati, da parte dell’esercito russo, degli attacchi mirati, diretti verso alcune città ucraine, per colpire obiettivi militari strategici, come il centro di comando della capitale Kiev e di altre strutture nevralgiche.

Il 28 febbraio del 2022, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto l’ammissione immediata dell’Ucraina all’Unione Europea, attraverso una procedura accelerata e ha invitato i soldati russi a deporre le armi.

In risposta alle sanzioni che l’Unione Europea ha comminato alla Russia, in ragione dell’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina, il Presidente Putin ha ordinato la chiusura dello lo spazio aereo verso 36 paesi, inclusa l'Italia.

Nella giornata di venerdì 4 marzo del 2022, i militari russi hanno preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, situata nel sud-est dell’Ucraina. L'autorità per l’energia nucleare ucraina ha comunicato che attualmente non esistono fughe radioattive e che la fornitura d’energia elettrica prosegue nel rispetto degli standard di sicurezza.

Si pongono sul tappeto una serie di quesiti:

a) L’operazione militare speciale condotta dall’esercito russo è tesa realmente nella direzione della smilitarizzazione e denazificazione di truppe militari o paramilitari di carattere estremistico?

b) Quali sono i reali obiettivi che Vladimir Putin si prefigge con l’attacco all’Ucraina?

c) Gli scopi del Presidente russo vanno nella direzione di una rifondazione di una Federazione di Stati che assomigli, in qualche modo, all’ex Unione Sovietica?

d) Quali sono le ripercussioni economiche e politiche che la “situazione ucraina” porterà per l’Unione Europea, per gli Stati Uniti, per la NATO e per la stessa Russia?

Per rispondere a tali domande, bisognerà attendere gli avvenimenti che si susseguiranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

249 visualizzazioni2 commenti

2件のコメント


adamico82
2022年3月05日

Vedremo chi ha ragione tra lo zar Putin ed il superman Biden

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adamico82
2022年3月05日

Articolo completissimo che fornisce un quadro organico della situazione in Europa dell'est. Grazie Simona.

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