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Immagine del redattoreSimona Di Lucia

Effetti da Covid-19: misure restrittive, isolamento sociale e panico da coronavirus


Il lockdown da Covid-19, disposto per contenere la diffusione e il contagio della pandemia, rischia di innescare anche un’emergenza sociale: è la prima volta che viene adottata, nella storia italiana, una misura restrittiva di questa portata. Il nemico invisibile con cui si deve combattere, impone agli individui un isolamento sociale. Ciò genera, tra le persone, emozioni negative, come ansia, pensieri ipocondriaci, paura o incertezza per il futuro: la paura rappresenta un “meccanismo di difesa”, che il nostro organismo mette in atto per proteggersi da potenziali minacce, ma è necessario utilizzarla in modo costruttivo.

L’uso ossessivo-compulsivo dei social media o la ricerca spasmodica di informazioni sull'emergenza da coronavirus in tv, non fanno altro che alimentare quel senso di paura, di ansia, che tale situazione scatena nella gente, sfociando, poi, in reazioni di panico, che si ingenerano in alcuni soggetti.

Il panico, come fenomeno collettivo, si verifica quando un’emozione forte è in grado di animare una folla e un’anima collettiva orienta i comportamenti dei membri della folla[1].

C’è una solitudine troppo rumorosa per le strade: l’allontanamento da dinamiche relazionali “face to face”, si contrappone ad una vicinanza virtuale, che accomuna pensieri, emozioni ed azioni.

Gli stati d’animo si mischiano in un microcosmo social-virtuale, che dà luogo ad affinità elettive, ricche di partecipazioni produttive, che creano una vicinanza geo-telematica, attraverso una relazione di interdipendenza tra gli attori sociali. Si canta affacciati alle finestre, si suona, su questi “balconi della rete”, fino ad arrivare ad atteggiamenti catartici, che tendono ad esorcizzare le paure e le insidie che la pandemia ha generato.

Si è creato, quindi, un modo di vivere, che si pone agli antipodi rispetto al precedente; in un prossimo futuro aumenteranno i legami di solidarietà e la coesione sociale tra le persone: siamo tutti interconnessi e lo saremo sempre di più[2].

Questa pandemia, che non fa differenze di classi e ceti sociali, ci insegna che è tempo di reimpostare modi di vivere e situazioni relazionali: bisogna fermarsi, dividere ciò che è necessario da ciò che è superfluo. Siamo tutti vulnerabili, essendo nel medesimo tempo, sulla stessa barca, e solo remando nella stessa direzione, all’unisono, saremo capaci di sconfiggere questo nemico invisibile. Perché nessuno si salva da solo!

[1] G. Le Bon, Psicologia delle folle (A. Montemagni traduttore), Edizioni Clandestine, Massa (MS) 2013. [2] A. Scaglia, Regole e libertà. Pianificazione sociale, teoria sociologica, ambiti e tecniche di intervento, FrancoAngeli, Milano 1999.

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