
Uno degli sviluppi più importanti che ha avuto, negli ultimi anni, un immediato impatto sulla “mappa del narcotraffico” in Colombia, è rappresentato dal passaggio da una struttura di vertice e unitaria, ad un organigramma criminale ugualmente di carattere “piramidale”, ma che risulta distribuito in tante ramificazioni.
Lo smantellamento del “mega-apparato criminale colombiano” costituitosi nel corso dei decenni e cristallizzatosi, successivamente, in seguito all’opera di accentramento portata avanti dal “genio criminale” di Pablo Escobar, ha condotto alla nascita di micro-organizzazioni criminali indipendenti; questo nuovo status quo del narcotraffico in Colombia ha reso molto più complicata l’azione di contrasto e di repressione del crimine organizzato, ad opera delle Istituzioni colombiane.
La nuova mappatura del crimine in Colombia risulta piuttosto articolata e mutevole, e se, da un lato, i “vecchi cartelli del narcotraffico” sono diventati maggiormente permeabili e identificabili da parte dei magistrati e delle forze dell’Ordine, dall’altro, i “clan della droga” di nuova o recente creazione, anche se possono essere indeboliti o distrutti da parte dello Stato, tuttavia, possono rinascere attraverso dei “clan satelliti”, che prendono possesso della posizione lasciata libera, riprendendo le attività illecite dei clan annientati. Tale modus operandi si sta sviluppando in modo esponenziale non solo in Colombia, ma anche in Messico. La Colombia – come lo stesso Messico –, soprattutto negli ultimi anni, si è rivelata una terra di conquista per il micro-crimine organizzato, alimentando la guerra tra le gang; in tal modo, le Istituzioni non riescono a prevedere le mosse dei narcotrafficanti sullo scacchiere territoriale della droga. Ragion per cui, vi è un rischio di “saturazione criminale” del territorio, in quanto i fornitori, i distributori e gli stessi gestori del narcotraffico colombiano vengono a rappresentare degli “enti locali del crimine”, in una sorta di geolocalizzazione del territorio e di controllo ipertrofico di strade e quartieri da parte di delinquenti locali, che risultano ancora più spietati ed imprevedibili degli stessi grandi signori della droga del passato.
In Colombia ci troviamo in presenza di una “nuova generazione” di narcotrafficanti: si tratta della "quarta generazione", che attualmente controlla gran parte del mercato della coca-colombiana, dopo la scomparsa, nel 1993, di Pablo Escobar, soprannominato e considerato il “re della cocaina”, perchè nel suo campo non aveva rivali. Dopo la morte di Escobar, i nuovi narcos prendono il nome di “Los Invisibles”, che sono più cauti e meno individuabili, gestendo solo le rotte del narcotraffico e i contatti con i clienti, spingendosi anche al di fuori dei confini nazionali. Questi “cartelli della droga” evitano l’ostentazione, utilizzando il denaro al posto del piombo.
Come si evince dal quadro criminale colombiano tracciato in questo contributo di ricerca, non è facile, da parte dello Stato combattere il narcotraffico, poiché nella realtà sociale e territoriale colombiana, vi è la presenza di molteplici “codici criminali” difficilmente individuabili: da un lato vi sono gruppi criminali locali, che si fanno largo con mitra, pistole, fucili e machete, tra i vicoli e le strade delle “città-giungla“ della Colombia, per imporre la legge del più forte, dall’altro lato esistono delle ramificazioni criminali sul territorio colombiano che hanno sostituito la brutalità di alcuni apicali clan della droga del passato, con raffinate operazioni di riciclaggio di denaro sporco, frutto dei proventi illeciti del narcotraffico, rendendo tutto più fluido ed immediato, attraverso moderne e sofisticate tecnologie di laundering.
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