La situazione in Afghanistan resta molto caotica e pericolosa. Sono trascorsi diversi giorni da quel 15 agosto 2021, in cui le truppe talebane hanno conquistato la capitale Kabul, insediandosi nel palazzo presidenziale, lasciato in tutta fretta dagli esponenti del governo afgano, capeggiato da Ashraf Ghani, ex Presidente, fuggito prima in Tagikistan e, poi, rifugiatosi negli Emirati Arabi Uniti. La progressiva e rapida conquista del potere da parte dei talebani è stata favorita dal ritiro delle truppe americane che si preparano a lasciare l’Afghanistan, in ragione della decisione presa dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, che ha cristallizzato la ritirata dei marines, dopo che vi era stato già un atto in tale direzione, da parte dell’ex Presidente USA, Donald Trump: il 29 febbraio 2020, infatti, è stato firmato un accordo che prevedeva il ritiro completo delle dodicimila truppe americane ancora presenti sul territorio afgano, entro il 1° maggio 2021. In cambio, i talebani avrebbero dovuto interrompere ogni rapporto con i gruppi terroristici.
Tuttavia, le scene traumatiche degli ultimi giorni, verificatesi all’aeroporto della capitale afgana, con disordini, spari, uccisioni e incredibili cadute di persone che si aggrappavano ad aerei in partenza, per scappare dall’inferno di Kabul, hanno lasciato tutto il mondo inorridito. Migliaia di cittadini afgani continuano a precipitarsi verso l’aeroporto della capitale, per lasciare il Paese, ragion per cui il quadro generale della situazione in Afghanistan risulta essere altamente drammatico.
In questi giorni si sta procedendo all'evacuazione, con aerei militari, del personale diplomatico appartenente ai vari Stati, nonché dei collaboratori afgani, organici ai Paesi occidentali. Le nazioni dell’Occidente e specialmente quelle europee dovranno essere pronte, nei mesi a venire, ad accogliere migliaia di profughi che lasceranno l’Afghanistan e, attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”, valicheranno i confini dei vari Stati.
Tornando alla situazione geopolitica dell’Afghanistan, bisogna rilevare che dietro la riconquista del potere da parte degli “uomini dai turbanti neri”, vi sono molteplici ragioni che si aggiungono a quella legata al ritiro delle truppe statunitensi, nonché degli altri Paesi alleati.
L’ Afghanistan detiene il triste primato mondiale di essere tra i maggiori Paesi produttori ed esportatori di oppio, che è ottenuto dai papaveri e, successivamente, lavorato chimicamente nei “laboratori della morte”. La produzione degli oppiacei è sotto il controllo dei talebani, che da sempre hanno sfruttato questo narcotraffico per finanziare le proprie attività di fondamentalismo e terrorismo: i proventi derivanti dalla vendita di sostanze oppiacee rappresentano circa il 60% degli introiti economici e finanziari dei talebani (indagine dell’UNODC). La raffinazione dell’oppio in eroina avviene all’interno del Paese e, quindi, i “narco-cartelli” esportano il “prodotto finito” – principalmente eroina –, in tutto il mondo. La regione situata a sud-ovest del Paese, tra Helmand e Kandahar, costituisce la principale zona di raccolta di oppio. Attraverso la “narco-rotta balcanica”, successivamente, l’oppio e l’eroina raggiungono le piazze europee. Dal Sud, attraverso il Pakistan, queste sostanze stupefacenti giungono raffinate in Canada, USA e Australia.
Oltre ai problemi legati ai disordini, alle esecuzioni sommarie, al fondamentalismo religioso, al terrorismo, al narcotraffico, vi è il problema dei diritti umani, sistematicamente violati dai talebani. In questo scenario di sopraffazione e di limitazioni delle libertà civili e religiose, lo scotto maggiore è pagato, in Afghanistan, soprattutto dalle donne, che sono considerate come “esseri umani secondari”, a cui non vanno attribuiti ruoli sociali, culturali e di potere, nell’ottica perversa ed estremista del regime talebano. Le donne sono da sempre nel mirino dei talebani, per cui con l’avvento della dittatura politico-religiosa del regime talebano, le cittadine afgane e le altre donne presenti in Afghanistan, si avviano a perdere tutti i dritti acquisiti dopo la caduta della teocrazia talebana, nel 2001. I talebani, soprattutto nelle zone periferiche, stanno attuando dei rapimenti di giovani donne, adolescenti e bambine, per donarle ai propri soldati, come “spose di guerra”.
L'ideologia talebana è la stessa di vent'anni fa: in questi due decenni che ci separano dal 2001 sono cambiati soltanto i "quadri di comando”, all’interno del “sistema di potere” degli integralisti islamici afgani. La generazione 2.0 dei talebani è una generazione tecnologico-fondamentalista, che ha bisogno di internet, dei social-media e degli altri mezzi di comunicazione di massa, per di diffondere la propria propaganda estremista e reazionaria.
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