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Immagine del redattoreSimona Di Lucia

#MeToo contro la violenza verbale di Beppe Grillo


Le parole pronunciate dal comico genovese, Beppe Grillo, nel video che ha mandato in onda sui social, in difesa del figlio Ciro, che avrebbe stuprato, nel luglio 2019, assieme a suoi tre amici, una ragazza italo-norvegese di nome Silvia, nella villa di Cala di Volpe, a Porto Cervo, in Costa Smeralda, hanno suscitato un vespaio di polemiche, in ragione delle argomentazioni portate avanti dal fondatore del Movimento 5 Stelle, per smontare le accuse della giovane donna. Le accuse della Procura di Tempio Pausania, in Sardegna, contro i quattro ragazzi, sono molto pesanti: “La ragazza è stata costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno, afferrata per la testa e costretta a bere mezza bottiglia di vodka e costretta ad avere rapporti di gruppo, dai quattro giovani indagati che hanno approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica, per abusare della giovane donna”.

Il discorso di Grillo, nel video postato sui social, è stato intriso di espressioni maschiliste e sessiste, nei confronti della ragazza, nonché di tutte le donne. In particolare, la difesa ad oltranza di Grillo, che ha perorato la causa del figlio Ciro, è scivolata nel grottesco e nel ridicolo:

a) Beppe Grillo ha affermato che se il figlio e gli altri ragazzi accusati delle violenze sessuali nei confronti della ragazza fossero stati degli stupratori seriali, sarebbero già in galera e non a piede libero, ignorando le benché minime regole della giustizia, forse perché il fondatore del M5S ignora, o finge di ignorare, che la magistratura di Tempio Pausania sta indagando su quei “fatti”, per capire fino in fondo, anche attraverso la raccolta di elementi di prova utili alle indagini, come siano andati realmente i fatti;

b) Beppe Grillo, poi, ha messo in atto una teoria surreale, per affermare che la ragazza era consenziente, all’epoca dei “fatti”: Grillo ha asserito che c’è un video che mostra – testuali parole – “quattro coglioni col pisello da fuori, che si divertivano assieme alla ragazza e non quattro stupratori seriali”, perché nella videata erano tutti ritratti in atteggiamenti consenzienti e di divertimento. Purtroppo, Grillo, ignora – o finge di ignorare – che un video o una foto che mostrano persone in atteggiamenti sorridenti o di complicità, non dimostrano assolutamente nulla, anche perché successivamente alle immagini di complicità, le cose potrebbero essere andate nel verso opposto.

Anche il cantante John Lennon, nella sera dell’8 dicembre 1980, a New York, fu ritratto in atteggiamenti cordiali e sorridenti con un suo fan, Mark David Chapman, che dopo pochi minuti assassinò, brutalmente, l’ex Beatles con quattro proiettili di pistola.

È necessario dimostrare, con prove oggettive, che il rapporto sia stato di natura consensuale, prima di affermare – come ha fatto Grillo – che le quattro persone imputate e la ragazza, hanno avuto rapporti sessuali di natura consenziente.

Bisogna partire dal presupposto che esiste la presunzione di non colpevolezza, per cui, secondo l’art. 27, co. 2, della Costituzione: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, ragion per cui si deve attendere che la giustizia faccia il suo corso, per accertare se Ciro Grillo e i suoi amici siano colpevoli, o meno, di violenza sessuale. Si deve sottolineare, d’altro canto, che esiste anche la parte lesa, rappresentata dalla ragazza, che è stata calpestata nella sua dignità, dalle parole irrispettose utilizzate da Beppe Grillo nei suoi confronti, e che hanno suscitato la riprovazione dei genitori della stessa e l’indignazione di molti esponenti della cultura e della politica. Anche sull’affermazione di Grillo senior, in merito al fatto che la ragazza avrebbe denunciato le violenze subite solamente otto giorni dopo il presunto stupro, si è "alzata una levata di scudi", da parte di donne e uomini famosi e non famosi.

Se si pensa che il Movimento “MeToo”, in cui attrici come Uma Thurman, Asia Argento e altre dive del mondo del cinema e dello spettacolo, hanno denunciato le aggressioni sessuali subite da Harvey Weinstein, presidente della casa cinematografica statunitense MIRAMAX, dopo diversi anni dai fatti in oggetto, ottenendo la condanna dello stupratore seriale e risarcimenti per diversi milioni di dollari, allora le parole di Beppe Grillo, non solo fanno acqua da tutte le parti, ma fanno piombare tutti noi nel Medioevo. C’è da ricordare, inoltre, che il legislatore ha allungato i tempi in cui una donna, vittima di stupro, può sporgere denuncia: con le nuove leggi emanate in materia di reati sessuali, il tempo intercorrente dalla lesione subita, fino all'atto della denuncia materiale, si è dilatato fino ad un anno.

In ragione dei fatti accaduti, ci si chiede dove siano finite le donne del Movimento 5 Stelle, che fino a pochi mesi fa si battevano, in Parlamento, per i diritti delle altre donne e contro ogni tipo di violenza.

Nonostante i progressi raggiunti da una formale parità di genere, le donne devono liberarsi da questi lacci che ancora "legano la loro libertà" di essere, di agire, di vivere, per collocarsi su un piano di effettiva parità e indipendenza, rispetto agli uomini.



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