Le manifestazioni “no lockdown”, che si sono svolte nella nottata del 24 ottobre del 2020, a Napoli, hanno sporcato e “violentato” l’immagine di una Napoli folcloristica, ma anche rispettosa delle norme di sicurezza anti-covid, associando i fatti di Napoli della scorsa nottata, alle violenze che la città si porta dietro da anni. L’immagine di una città di cultura, tradizione e folclore, rischia di essere offuscata da guerriglie urbane e violenze gratuite, di cui, purtroppo, abbiamo visto l’inizio, ma di cui non conosciamo le possibili evoluzioni, dato che, dopo l’avvento del coronavirus, le angosce e i timori di un popolo, già vessato da restrizioni e chiusure, possono tramutarsi in atteggiamenti aggressivi e antisociali, dettati da incertezze sul futuro economico e lavorativo di una città, il cui sistema occupazionale risulta molto fragile, anche perché dominato da molte economie sommerse. D’altro canto, l’indotto partenopeo è legato, principalmente, al turismo, al terziario, alla cultura, allo spettacolo, e le nuove restrizioni che la Regione vuole applicare, rischiano di mandare in frantumi economie familiari già precarie e fluttuanti, poiché molti imprenditori saranno costretti a tagli radicali del personale. Pertanto, la Regione Campania per contrastare questa situazione a livello economico, dovrebbe prevedere degli aiuti economici per le categorie sociali più colpite da questo stato di cose.
Assembramenti, scontri con le Forze dell’Ordine, atti di teppismo e violenze gratuite, non rappresentano uno sciopero composto, in cui si rispettano le distanze di sicurezza, ma costituiscono una guerriglia urbana attuata da gruppi organizzati. Chi scende in piazza applicando tali modalità eversive ed antisociali, non è un cittadino, un commerciante, un lavoratore autonomo, che intende protestare contro il lockdown, in un periodo triste e difficile, come quello che stiamo vivendo, ma è un criminale. L’esternazione gratuita della violenza non è mai costruttiva, ma può condurre ad una concatenazione di eventi violenti e può evolvere verso tipi di manifestazioni di carattere anticostituzionale.
La vexata quaestio consiste in fenomeni più densi di problematiche, come la paura della criminalità organizzata di perdere svariati milioni di euro, a causa delle misure imposte dal Presidente della Regione Campania.
È evidente che il fatto di assistere a scene di violenza urbana, in un contesto già problematico e difficile, come quello partenopeo, provochi un effetto di ulteriore insicurezza e destabilizzazione, in cui sono già presenti, sia un tessuto urbano socio-economico vulnerabile, sia elementi destabilizzanti, che favoriscono un caos sociale.
Nulla giustifica violenze gratuite e comportamenti antisociali: ci sono dei "controlimiti" che le Istituzioni devono mettere in atto, per individuare una "limitazione" di proteste, che da legittimi diritti garantiti dal "nostro ordinamento", come libertà essenziali di ogni cittadino, possono trasformarsi in una coartazione delle altrui libertà. È nell'interesse dei napoletani, dei campani e dell'Italia intera cercare di evitare conflittualità sociali che fanno solo del male a città come Napoli: Napoli è storia, Napoli è “cuore”, Napoli è tanto altro!
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