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  • Immagine del redattoreSimona Di Lucia

Il profilo criminologico del sex offender pedofilo


La pedofilia costituisce un comportamento antisociale e allo stesso tempo un reato punito dalla legge. Non si può tracciare una tipologia onnicomprensiva di sex offender pedofilo, valido e generalizzabile, per definire e delineare tutti i pedofili.

La pedofilia, da sempre praticata in ogni società e gruppo sociale, viene riconosciuta solo di recente come reato.

‹‹Gli studi dimostrano, infatti, come rappresenti, oggi, un problema psicologico, sociale e giuridico da esaminare ancora ed approfondire, non più legato a casi isolati e sporadici, ma a situazioni ripetitive e molto gravose, sia per il minore che le subisce, sia – da un punto di vista strettamente medico – per chi si trova a convivere con tale forma di perversione››[1].


ASPETTI PSICHIATRICI, SOCIOLOGICI E CRIMINOLOGICI


La pedofilia costituisce una deviazione del comportamento sessuale, in cui si riscontra una anormalità degli atteggiamenti generalmente accettati.

La pedofilia rientra nel gruppo delle parafilie (DSM V), definibile cioè come un “disordine” legato alla sfera sessuale, che si contraddistingue verso un’attrazione/impulso sessuale, rivolta a dei soggetti di minore età. Il soggetto pedofilo predilige i bambini prepuberi, di età inferiore ai tredici anni di età.

La letteratura in tale ambito riconosce i seguenti tratti, per cercare di delineare i connotati prototipici del “pedofilo tipo”:

1- incapacità relazionale, specialmente in ambito sessuale, di intrattenere relazioni paritarie e simmetriche;

2- traumi subiti nell’infanzia;

3- presenza di meccanismi difensivi, quali razionalizzazione e proiezione.

Una delle teorie più conosciute sull’abuso sessuale infantile è il “Modello delle Quattro precondizioni dell’abuso sessuale infantile” elaborato da David Finkelhor; lo studioso, direttore del Centro di Ricerca sui crimini ai danni dei bambini, sostiene che l’abuso sessuale è la conseguenza del superamento sequenziale di quattro ostacoli che poi conducono all’abuso sessuale da parte dell’autore.

Il modello a quattro fattori si concretizza in tal modo:

  • Congruenza emozionale: gratificazione da relazione sessuale con minorenne;

  • Eccitazione sessuale: eccitazione da relazione sessuale con minorenne;

  • Blocco: assenza di alternative di gratificazione sessuale ed emozionale;

  • Disinibizione: superamento delle inibizioni culturali e legali.

La prima precondizione implica la motivazione all’abuso sessuale e comprende tre dei quattro suddetti fattori (congruenza emozionale, eccitazione sessuale e blocco).

La seconda precondizione comporta il superamento delle inibizioni interne all’aggressore. Questa rottura delle inibizioni interne è possibile grazie alla presenza dei fattori disinibenti (impulsività, scadimento dei freni inibitori dovuto a senilità, psicosi, abuso di alcol, situazioni intensamente stressanti, mentalità patriarcale e tollerante verso l’interesse sessuale nei confronti dei bambini).

La terza precondizione comporta il superamento delle inibizioni esterne, grazie al verificarsi delle condizioni che rendono possibile l’abuso (come, ad es., l’assenza di controllo sul bambino esercitato dai genitori, o dall’altro genitore nel caso l’abusante sia il padre della vittima, il bambino appartiene a una famiglia socialmente isolata e senza rete di supporto, padre maltrattante e dominante nella famiglia).

La quarta precondizione riguarda il superamento delle resistenze del bambino (l’abusante fa dei regali alla futura vittima, porta il bambino a familiarizzare con la sessualità, usa minacce o violenza).

Spesso il molestatore è una persona insospettabile, apprezzato e rispettato dalla propria comunità: l’inquilino della “porta accanto”.

L’offender è certo della legalità delle sue inclinazioni, dei suoi desideri, dei suoi atteggiamenti, e ‹‹si oppone ad una società ingiusta ed eticamente pervasiva, che gli impedisce di godere pienamente del bambino e impedisce al bambino di godere dell’amore dell’adulto››[2].

Il modus operandi seguito dal child abuse nell’approcciarsi al minore si sostanzia nello sfruttare gli atteggiamenti di curiosità del bambino nei confronti del sesso: il pedofilo cerca di assuefare il piccolo ai suoi voleri, con una mediazione comunicativa operata attraverso “materiali sessuali”; in tal modo, indirizza il minore lentamente verso la visione di materiale pornografico.

Successivamente all’abuso, il pedofilo comunica al bambino di non riferire nulla a genitori od amici, sugli accadimenti intercorsi tra loro. Secondo la letteratura scientifica internazionale, l’humus in cui attecchisce la pedofilia è variegato: alcune categorie professionali hanno facilità di contatto con i minori (es. insegnanti, educatori, mediatori culturali, parenti, medici, istruttori sportivi, preti, ecc.).

La personalità del pedofilo è complessa e polimorfa, ed è difficile tracciare un profilo a tutto tondo, che dia conto di aspetti, esperienze personali e condotte individuali[3]. Bisogna perciò esaminare una totalità di fattori, che vanno da quello sociologico, a quello psicologico, fino ad arrivare a quello psichiatrico.

Lo psichiatra Vincenzo Maria Mastronardi, per definire queste condotte devianti, utilizza la parola “pedomania”, definita dallo stesso come una relazione sessuale ottenuta attraverso il comportamento seduttivo di un adulto immaturo nei confronti di un minore immaturo[4], mediante la quale l’adulto tende a rivivere la sua frustrata giovinezza, mentre il minore non possiede gli strumenti cognitivi per poterne valutare le reali implicazioni.

La pedofilia è un tratto multifattoriale, in cui entrano in gioco aspetti mentali, istituzionali, di controllo delle pulsioni, di educazione sessuale o di violenza.

Esistono però dei fattori che possiamo definire “facilitanti” l’atto di pedofilia, che sono i seguenti:

- aver subito delle violenze nella fase dell’infanzia;

- essere cresciuto in un ambiente familiare disgregato;

- aver subito violenza nell’ambito familiare;

- essere stato tenuto in regime di isolamento od esclusione da parte di alcuni bambini o adolescenti.

La letteratura internazionale nell’ambito delle parafilie discerne diversi tipi di condotte pedofile:

a) Il Tipo Preferenziale costituito dagli “Egosintonici”, espressione di una “Pedofilia Maligna”; dopodiché vi sono i Seduttivi che si distinguono in “Preedipici” e “Love Bomb”: questa tipologia di pedofili risultano di “difficile recuperabilità. Possono essere soggetti recuperabili solo se in costante trattamento con Anti-Andr.+Adv. Theraphy+PSI. Poi ci sono gli Introversi, caratterizzati da inibizione comunicazionale, esibizionismo: questi ultimi sono recuperabili con Anti-Andr. + PSI (potenziamento dell’autostima).

I Sadici, di “difficile recuperabilità”: questa categoria di persone è stata vittima di violenza nel 95% dei casi. Posseggono una pulsionalità erotico-aggressiva e sono caratterizzati da compulsività. Risultano recuperabili con Anti-Andr. + PSI (con monitoraggio successivo).

b) Il Tipo Situazionale è costituito dagli “Egodistonici”, connotati da “Pedofilia Benigna”. Questa categoria di soggetti ha una “prognosi benigna”. Sempre all’interno del tipo situazionale sono annoverati i “Repressi”, caratterizzati da immaturità pulsionale-libidica e da bassa autostima. Sono recuperabili tramite PSI (cognitiva, comportamentale, Ipnosi).

Sempre nel tipo situazionale rientrano gli “Inadeguati”, caratterizzati da asocialità e immaturità psicosociale. Per tali soggetti è indicata un PSI (Cognitivo-Comportamentale) + Ansiolitici, Antidepressivi.

Sempre nell’alveo della categoria b), vanno annoverati gli “Indifferenti morali” connotati da immaturità psico-affettiva (depressione, ansia), verso cui è consigliabile un tipo di cura da effettuarsi tramite PSI e l’assunzione di ansiolitici e antidepressivi.

L’ultima cerchia di soggetti devianti ricompresi nella lettera b), è costituita dagli “indifferenti sessuali”, caratterizzati da immaturità psicosessuale, narcisismo maligno di Kernberg, compulsività; questi soggetti risultano essere relativamente recuperabili.

Il trattamento consigliato per tali soggetti è costituito da PSI, neurolettici, stabilizz. dell’umore, es. litio, carbamazepina, ac. valproato[5].

Il child molester si cristallizza in una personalità immatura, con problemi di relazione e senso di inferiorità, che non gli consente di un avere un “rapporto amoroso adulto alla pari”. Inoltre, i soggetti devianti possono presentare disturbi narcisistici della personalità e si concentrano sui bambini, perché possono avere con loro un senso di “dominazione”, senza sentirsi inadeguati.

Per quanto patologica può essere deviante la relazione, il pedofilo non prova per il bambino solo un’attrazione sessuale, ma a suo modo prova una forma di amore, affetto e tenerezza per il piccolo.

Il pedofilo può essere affetto da disturbi psicologici, così come da tale patologia potrebbe essere interessato qualsiasi altro individuo, poiché la “perversione” non è vista come malattia, ma come sintomo, e come tale, non sempre viene ascritta ad una sindrome psichiatrica. Ci riferiamo al fatto che il sintomo può comparire nell’arco della vita di una persona, come bisogno di rendere reali “fantasie inconsce”. Per quel che riguarda un profilo definito e unico per tutti i predatori sessuali pedofili, tale identikit non esiste; si definisce “mostro”, “maniaco”, chi si macchia dei reati in oggetto, invece di dare spazio ad aspetti più scientifici e specifici, legati alla realtà pedofila[6].

In definitiva, uno degli approcci scientifici più seguiti negli ultimi anni è stato quello della “trasmissione transgenerazionale del modello abusante” e della “ciclicità dell’abuso”, ma è bene ricordare che non tutte le vittime di abusi in età infantile, quando si trovano nell’età adulta poi compiono a loro volta degli abusi sessuali. Secondo un’indagine statistica del Censis, circa il 50% degli abusatori è stata vittima di un’analoga violenza durante la propria infanzia[7].

La maggior parte degli abusi sessuali avviene nel contesto familiare in cui il bambino vive: se da un lato il minore non si ribella, dall’altro però invia dei segnali al genitore

non abusante, per far capire il disagio e l’abuso subito. Si distinguono abusi con contatto (quando il bambino subisce un abuso sessuale a livello fisico) e abusi senza contatto (se ad es. il bambino assiste ad atti sessuali o di masturbazione). A volte, però, si possono manifestare degli “pseudo-abusi” in cui capita che il bambino per attirare l’attenzione del genitore, simula un abuso sessuale.


IL RUOLO DELLA PORNOGRAFIA


Secondo la femminista americana Robin Morgan, la pornografia costituisce la teoria e lo stupro la pratica[8], la sua teoria è basata su tre assunti:

  • 1 – L’immagine della “donna come oggetto” tende a favorire e giustificare l’aggressione sessuale da parte degli uomini.

  • 2 – La pornografia «oggettifica» la donna ed esalta solo alcune parti del corpo femminile, fornendo un’immagine di essa altamente erotica, feticistica e deumanizzata.

  • 3 – La pornografia fornisce modelli di stupro agli aggressori.

Negli anni '60, per valutare gli effetti di vari tipi di materiale pornografico sul comportamento, una commissione del governo degli Stati Uniti effettuò una ricerca sul rapporto tra violenza sessuale e pornografia. Lo studio non trovò una relazione significativa tra l'uso di materiale pornografico e un comportamento deviante (Cook, Fosen, 1970; Goldstein et al., 1970; Walker, 1970).

Non vi sono correlazioni fra esposizione alla pornografia da adulti e comportamento sessuale dei soggetti: esistono altri fattori, invece (sociali, di gruppo, ecc.), che sembrano avere maggiore influenza sui reati sessuali eventualmente commessi; il tipo di materiale pornografico consumato, dipende dal tipo di fantasie che il soggetto possiede e che non riesce a soddisfare per svariati motivi (es. mancanza di un partner sessuale, difficoltà a far fronte al senso di colpa indotto dalla fantasia ed altri…).


PEDOFILIA E INTERNET


I predatori sessuali pedofili possono, in alcuni casi, utilizzare la “rete” per adescare le loro “prede”, tramite social network, quindi attraverso un particolare canale di comunicazione: l’internet indicizzato. L’internet indicizzato risulta accessibile, normalmente,

adoperando motori di ricerca come google: fonte multimediale per eccellenza dalla quale è possibile scaricare materiale pedopornografico, oppure utilizzare dei “canali” più oscuri e accessibili, solamente con determinate stringhe. Si fa riferimento, naturalmente, al cosiddetto “deep web”, in tale piattaforma digitale viene garantito l’anonimato: questa è l’altra faccia della medaglia, vale a dire, il lato oscuro, od anche il “lato sommerso della rete”.

I pedofili mettono in atto diversi comportamenti: esistono gli “abusanti” e chi invece si limita a guardare o scaricare materiale pedopornografico. Anche nella categoria dei child molester, è presente chi ha sensi di colpa, ma istinti incontenibili, e chi persino propugna una specie di “teorizzazione culturale” sulla pedofilia.

I siti che giustificano e incitano alla pedofilia sono inseriti in alcune black list. I gestori di tali siti risultano responsabili, addirittura quasi complici di chi abusa. Con la darknet, e cioè delle reti anonime che si trovano nel deep web, tutto si complica, poiché sono forum nascosti, collegati ad un browser di navigazione anonima.

I pedopornografici hanno pian piano sviluppato ottime competenze informatiche: sono lucidi e privi di pulsioni eccessivamente istintive: in più risultano maggiormente organizzati per quel che concerne la gestione dei comportamenti devianti. Il sistema utilizzato nel deep web è TOR (the onion router): una rete di comunicazione basata sull’autonomia dei suoi membri, protetti dalla crittografia, dove è quindi difficile ottenere l’indirizzo IP che identifica ognuno di loro. TOR è una sorta di “software filtro” che fa da tramite dal nostro pc a quello che c’è dall’altra parte della connessione: una vera e propria rete anonima, dove si può navigare con la certezza di non essere tracciati.

Il grooming (adescamento dei minori in rete), è una tecnica usata dal “cyber predatore” per adescare online. Il modus procedendi del predatore pedofilo è il seguente: egli avvia un processo in cui cerca dall’inizio di instaurare un “senso di fiducia” con chi è all’altro lato del pc, al fine poi di iniziare una relazione intima e confidenziale con la futura vittima. La relazione instaurata è quella di una “distorsione affettiva profonda”.

La cyber-pornografia o la pedo-pornografia, con connessi adescamenti di minori "in rete", rappresentano reati virtuali molto diffusi nella società contemporanea. Gli elementi costitutivi della pedopornografia sono: il minore, il contenuto pornografico, le tipologie di rappresentazioni e gli ambienti virtuali interessati da questo fenomeno. Nel 2012 il nostro legislatore è intervenuto precisando con l’art. 600 ter c.p. e l. 172 del 1 ottobre 2012 – che ha ratificato nel nostro ordinamento la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2007 sulla pedopornografia e l’adescamento online di minore – che la pornografia minorile è definita come «ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore di anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali».


RIFLESSIONI CONCLUSIVE


Se è vero che l’ipotesi delle varie teorie scientifiche sul profilo prototipico del soggetto predatore pedopornografico, ha fatto passi da gigante, è anche vero che ulteriori ricerche vanno compiute, in vista di una più accurata definizione degli atti e dei fatti comportamentali che hanno interesse criminologico, soprattutto in ambito sessuale minorile. Intendiamo dire che non vi è sempre simmetria tra i diversi tipi di parametri; quindi, non è possibile far collimare il parametro medico biologico, con quello di carattere giuridico: non si può pensare, in tal modo, che la maggior parte delle parafilie implichino l’actio di un reato e, in modo reciproco, che tutti i tipi di reati connessi alla sfera sessuale si identifichino nel profondo con una parafilia. Quindi, le ricerche, in tal senso, nel prossimo futuro dovranno tendere, sempre di più, ad una specificazione e specializzazione delle differenti situazioni, proprio perché ci si muove su un “terreno minato”.

In ultim’analisi, un’ipotesi di trattamento dovrebbe scaturire da un esame accurato che distingue i differenti casi e situazioni, tenendo in debito conto le diversità sociali, personali, ovvero la biografia del soggetto, e le diversità ambientali.


[1] Miccoli C., Pedofilia e abusi sessuali in danno di minori: percezione e conoscenza del fenomeno tra gli studenti di un ateneo italiano, in Rassegna Italiana di Criminologia, Anno XVI, N° 4, Giuffrè, Milano, Ottobre, 2005, p. 2.

[2] Schinaia C., Pedofilia, Pedofilie: la psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Edizione Bollatti Boringhieri, Torino, 2001, p. 3.


[3] Miccoli C., Pedofilia e abusi sessuali in danno di minori: percezione e conoscenza del fenomeno tra gli studenti di un ateneo italiano, op. cit.


[4] Palerno G.B., Mastronardi V.M., Il profilo criminologico – Dalla scena del crimine ai profili socio-psicologici, Giuffrè, Milano, Ottobre, 2005.


[5] Villanova M., Introduzione alle scienze della prevenzione primaria e formativo-forensi in età evolutiva e nell’adolescenza, Edizioni Universitarie Romane, Roma, 2007, p. 131.


[6] Capri P., La pedofilia: difficoltà e complessità d'interpretazione, in La problematica attuale delle condotte pedofile, La Bussola Ed., Ferentino, 1995.


[7] Secondo le stime del Censis nel 1998, le percentuali di abusi in relazione alla figura dell’abusante all’interno del nucleo familiare sono così ripartite: padre 50%, patrigno 19%, matrigna 15%, amici e conoscenti 8%, fratello maggiore 4%, zio 2%, sconosciuto 2%.


[8] Morgan R., Pornography and rape: Theory and Practice, in Going Too Far: The Personal Chronicle of a Feminist, New York, Random House, 1977.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI


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