Salvatore Di Maio, soprannominato Tore ‘o Guaglione, è stato uno dei più spietati luogotenenti del boss di Ottaviano, Raffaele Cutolo, nonché una delle figure di spicco della Nuova Camorra Organizzata. Killer prediletto da ‘o Professore, Di Maio “vanta” una fedina penale lunghissima che comprende rapine, estorsioni, omicidi ed altri reati connessi a fatti di associazione camorristica. Appena ventenne, il Di Maio era già il capo della camorra nell’Agro nocerino-sarnese. A contrastare il suo “dominio camorristico”, all’interno dell’Agro, fu il boss paganese Salvatore Serra, detto “cartuccia”, suo più acerrimo nemico. Il “cartuccia” era un anticutoliano, appartenente alla Nuova Famiglia, che sfidò Tore ‘o Guaglione, attraverso una faida sanguinosa, che lasciò sul terreno diversi morti, concludendo la propria vita con il gesto estremo del suicidio, nel carcere di Ascoli Piceno, per sfuggire alla sicura “esecuzione” da parte di Raffaele Cutolo.
Salvatore Di Maio, nel gergo malavitoso, era soprannominato anche “Faccia d’angelo”, per il suo bel volto e i suoi occhi chiari, ma a dispetto dei suoi angelici lineamenti era uno spietato killer e capozona di Raffaele Cutolo, sul territorio dell’Agro nocerino-sarnese. Il nome di Salvatore Di Maio è legato ad una delle epoche più efferate della guerra di camorra scoppiata in Campania, tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 del XX secolo, tra le vecchie gerarchie camorristiche e gli “astri nascenti” della NCO di Raffaele Cutolo.
Tore ‘o Guaglione è stato coinvolto in circa 15 omicidi: tra i delitti di cui si è reso protagonista ci sono l’assassinio del sindaco di Pagani, Marcello Torre, avvenuto l’11 dicembre del 1980 e l’efferato delitto di Simonetta Lamberti, avvenuto il 29 maggio del 1982, a Cava de’ Tirreni. Simonetta era la figlia di appena 11 anni, del magistrato cavese Alfonso Lamberti, che era il vero obiettivo dell’attentato. Vi è tutta una serie di omicidi che sono stati attribuiti al Di Maio. Un altro omicidio di cui si occuparono le cronache nazionali dell’epoca fu quello del carabiniere Elio Di Mella, che vide, in qualche modo, il coinvolgimento di Tore ‘o Guaglione.
Nell'ottobre del 1982, un blindato che stava trasportando in tribunale Mario Cuomo, boss di San Carlo all'Arena ed esponente di spicco della Nuova Camorra Organizzata, venne assaltato all'altezza dell'uscita di Avellino Est. A compiere l'agguato, che aveva per obiettivo l'evasione del Cuomo, fu un commando composto da presunti esponenti della NCO, tra i quali vi sarebbe stato lo stesso Salvatore Di Maio.
Per quel che riguarda i tre omicidi summenzionati, legati direttamente o indirettamente, ad un attacco frontale verso le Istituzioni repubblicane, ad opera di un “corpo sociale” deviante ed antigiuridico, com'è stata la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, bisogna sottolineare che Tore ‘o Guaglione ha avuto indubbiamente un ruolo rilevante in tali fatti di cronaca nera; d’altro canto, vi è da rilevare che esistono a suo favore delle sentenze di assoluzione.
Ma procediamo con ordine: per quel che concerne l’omicidio di Marcello Torre, secondo alcuni collaboratori di giustizia, il Di Maio sarebbe stato tra gli esecutori dell’omicidio del sindaco di Pagani. Per il “delitto Torre” vi è stata la condanna all’ergastolo di Raffaele Cutolo, in qualità di mandante di tale omicidio, mentre come esecutore materiale del delitto è stato condannato, sempre all’ergastolo, Francesco Petrosino. Il Di Maio è stato assolto, assieme ad altri esponenti appartenenti alla NCO, dall’accusa di tale omicidio.
C’è da sottolineare che Sandro Contaldo, soprannominato Sandrino ‘o Pazz’, ex esponente di punta, a Pagani, della NCO, attualmente collaboratore di giustizia, aveva accusato, in una sua confessione, alcuni personaggi appartenenti alla Democrazia Cristiana: accuse non concretizzatesi, poi, in condanne.
Per il delitto di Simonetta Lamberti sono stati condannati, nel 1987, in qualità di esecutori materiali, Francesco Apicella e Carmine Di Girolamo, mentre Salvatore Di Maio è stato condannato, in qualità di mandante dell’omicidio. Successivamente, Apicella, Di Girolamo e Di Maio verranno tutti e tre scagionati da ogni accusa. L’unico condannato per tale fatto di sangue è stato Antonio Pignataro, scarcerato, poi, nel novembre del 2019.
In riferimento all’omicidio di Elio Di Mella, ucciso con un colpo di pistola alla testa, sparatogli a bruciapelo, l’unico ex esponente della NCO a ricevere una condanna sarà Luigi Maiolino, un camorrista della zona di Vico Equense, mentre i presunti membri del commando, Tore ‘o Guaglione incluso, verranno tutti assolti.
Tore ‘o Guaglione, oggi, è in regime di semilibertà, dopo aver scontato 30 anni di carcere, molti dei quali in regime di carcere duro (41 bis), con più di 10 omicidi attribuitigli e condanne per complessivi 6 ergastoli. Ancora oggi, quando si cita il termine “boss” nell’Agro nocerino-sarnese, in particolar modo a Nocera Inferiore, si fa riferimento principalmente a Tore ‘o Guaglione, che a soli vent’anni era il boss assoluto in questa zona del salernitano: il Di Maio ostentava apertamente il suo potere, girando per le strade di Nocera Inferiore, a bordo della sua Ferrari. Il personaggio di Tore ‘o Guaglione ha avuto anche una risonanza letteraria e cinematografica, nel libro “Il camorrista” di Giuseppe Marrazzo, nonché nell’omonimo film del 1986, diretto dal regista Giuseppe Tornatore: nel libro e nel film sono descritte le "gesta criminali" di Raffaele Cutolo, di sua sorella Rosetta e degli affiliati alla NCO, tra cui Salvatore Di Maio, Vincenzo Casillo, Antonino Cuomo e Pasquale Barra, con la conseguente contrapposizione tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia, nonché la commistione tra camorra e politica, tra gli anni '70 e gli anni '80 del '900.
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